Ti sei convinto che avevi bisogno di un tablet anche tu. Ti sei deciso a comprarne uno, e dopo aver dato un'occhiata alle specifiche tecniche - un'accozzaglia di informazioni simili alla formula della bomba atomica scritta in cirillico - hai messo mano al portafogli. Mentre tornavi a casa col tuo pacchetto sul sedile del passeggero ti è balenato in mente che nel prendere in mano quell'oggetto piatto, lucido, liscio e dall'aspetto delicato, non ricordi di aver visto nulla che somigliasse ad un pulsante di accensione. Allora capisci che questa volta non sarà come quando hai montato i mobili di IKEA senza istruzioni guadagnando un milione di punti agli occhi di tua moglie. Stavolta, il libretto di istruzioni lo dovrai leggere. Magari due volte. Magari te lo dovrai anche far spiegare da qualcuno. Cominci a pensare che forse non avevi tutto questo gran bisogno di un tablet, ma ormai è fatta e sei arrivato a casa. Appoggi il pacchetto sul tavolo e comunichi alla tua consorte che finalmente avrete un profilo facebook anche voi. Mentre tua moglie ti guarda perplessa conoscendo la tua proverbiale allergia a tutto ciò che è tecnologico, torni a prendere il prezioso pacchetto e davanti ai tuoi occhi appare una scena che per te ha il sapore mitologico della storia di Laio, Edipo e Giocasta. Edipo, ovviamente, è tuo figlio quindicenne che non solo ha già aperto la confezione del tablet, non solo lo ha già acceso, ma alla tua domanda "cosa stai facendo?" risponde addirittura: "a pa', sto a scarica' un browser più veloce dall'app store", derubandoti del milione di punti che ti eri guadagnato agli occhi di tua moglie con i mobili IKEA e diventando di colpo il guru tecnologico di casa.
Perché lui ci riesce con naturalezza e tu non sai neanche dove mettere le mani?
Perché in questa storiella, tu sei l'immigrante digitale, tuo figlio il nativo digitale.
Tuo figlio è cittadino, sa come muoversi, dove andare, dove comprare, come fare. Tu sei immigrato e sei in preda alla confusione. Puoi imparare, ma ci metterai del tempo. Tuo figlio, il digitale, non l'ha dovuto imparare: lo ha acquisito naturalmente mentre acquisiva tante altre cose come il linguaggio e la motricità. Tu giocavi con la palla, tuo figlio con il Nintendo DS. Tu guardavi i film al cinema, tuo figlio li guarda in streaming. Tuo figlio ha la cittadinanza digitale dalla nascita, tu dovrai sudartela.
Lo stesso discorso vale per gli immigrati, quelli veri: i loro figli quindicenni parlano l'italiano senza alcun accento straniero e senza dover pensare "come si dice questo in italiano?" perché hanno acquisito la lingua dalla nascita, semplicemente perché sono nati nel posto giusto. I loro genitori non hanno mai insegnato loro l'italiano come tu non hai mai insegnato a tuo figlio ad usare un tablet. L'essere un nativo digitale o un madrelingua non è un carattere ereditario. Questi tipi di cittadinanza si acquisiscono nascendo nel posto giusto, o nel momento giusto. Oppure grazie all'amore di qualcuno che investe le sue energie su di te, dal momento in cui nasci, per ricreare un ambiente che ti esponga ad una nuova lingua: genitori che ospitano una ragazza alla pari che parli tutti i giorni con i loro bambini in inglese, o assumono una tata madrelingua, o semplicemente scelgono di far guardare ai loro figli solo TV inglesi ed americane.
Lo sapevi che per crescere un bambino bilingue è sufficiente esporlo alla seconda lingua per il 30% del tempo in cui è sveglio?
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