Se leggi spesso questo blog, saprai bene che non scrivo mai di vicende personali. Ma oggi farò un'eccezione: inizio il 2017 con un post che ti darà un punto di vista ravvicinato sul perché e sul per come oggi faccio quello che faccio, e come fare in modo che tuo figlio possa ritrovarsi da grande a fare un lavoro che ama (se non sai cosa faccio: insegno Inglese a bambini ed adulti servendomi di un metodo che mi permette di parlargli esclusivamente in Inglese - e loro capiscono tutto).
Non credo di ricordare il momento preciso della mia vita in cui ho deciso che da grande sarei diventata bilingue. Uno dei ricordi più datati risale a quando avevo circa 3 anni e giocando con mia cugina Valentina (santa donna che mi ha sopportato per tutta l'infanzia e buona parte dell'adolescenza) esordivo dicendo "ora facciamo finta di parlare in Inglese", e imitando i suoni che avevo sentito chissà dove - forse nelle canzoni dei Depeche Mode - improvvisavo dialoghi di cui Vale era co-protagonista entusiasta per i primi due minuti. Poi le veniva paura che parlando troppo in Inglese potessimo dimenticare l'Italiano.
Ecco la mia confessione: se oggi sono bilingue NON lo devo a me stessa. Lo devo a innumerevoli fattori e ad alcune persone chiave della mia infanzia: in ordine cronologico mio fratello Luciano, mia cugina Marisa, e i miei genitori.
Luciano è il motivo per cui a 3 anni ascoltavo i Depeche Mode. Lui passava interi pomeriggi a tradurre i testi delle loro canzoni, ed è stato il mio primo esempio di autodidatta che si serve della musica per imparare l'Inglese.
Di Marisa subivo il fascino che emanava ogni volta che irrompevo nella sua stanza mentre studiava e provavo a convincerla a mollare i libri e giocare con me. Lei invece trasformava abilmente quei momenti in giochiamo all'Inglese. Ricordo la sua cameretta piena di libri e dizionari, e lei che seduta alla scrivania mi diceva "ora prova a pronunciare that", mostrandomi esattamente il movimento della lingua tra i denti per produrre il famigerato suono th.
Ai miei genitori devo la passione per i viaggi e la perseveranza con la quale hanno provato a imparare l'Inglese per tutta la loro vita. Senza mai riuscirci, ma senza mai scoraggiarsi. A loro vorrei dedicare un intero corso, vorrei averli tra i miei studenti ora che potrei aiutarli. Magari leggendo questo post si convinceranno che questa è la volta buona.
Inutile dire che gli eventi che si sono susseguiti nella mia vita da adulta hanno influito fortemente sul risultato finale, ma se non avessi avuto queste persone chiave nella mia vita, probabilmente quegli eventi successivi non avrebbero avuto alcun impatto sulle mie scelte, e oggi mi ritroverei a fare un lavoro che non amo.
Se hai a cuore il futuro di tuo figlio, se vuoi trasmettergli le tue passioni, circondalo di persone appassionate. Quando ero piccola, nessuno mi ha detto "studia l'Inglese perché da grande ti servirà". Un bambino non è così lungimirante da comprendere il concetto di futuro. Un bambino fa le cose che ama fare. Fai innamorare tuo figlio dell'Inglese.
Non credo di ricordare il momento preciso della mia vita in cui ho deciso che da grande sarei diventata bilingue. Uno dei ricordi più datati risale a quando avevo circa 3 anni e giocando con mia cugina Valentina (santa donna che mi ha sopportato per tutta l'infanzia e buona parte dell'adolescenza) esordivo dicendo "ora facciamo finta di parlare in Inglese", e imitando i suoni che avevo sentito chissà dove - forse nelle canzoni dei Depeche Mode - improvvisavo dialoghi di cui Vale era co-protagonista entusiasta per i primi due minuti. Poi le veniva paura che parlando troppo in Inglese potessimo dimenticare l'Italiano.
Ecco la mia confessione: se oggi sono bilingue NON lo devo a me stessa. Lo devo a innumerevoli fattori e ad alcune persone chiave della mia infanzia: in ordine cronologico mio fratello Luciano, mia cugina Marisa, e i miei genitori.
Luciano è il motivo per cui a 3 anni ascoltavo i Depeche Mode. Lui passava interi pomeriggi a tradurre i testi delle loro canzoni, ed è stato il mio primo esempio di autodidatta che si serve della musica per imparare l'Inglese.
Di Marisa subivo il fascino che emanava ogni volta che irrompevo nella sua stanza mentre studiava e provavo a convincerla a mollare i libri e giocare con me. Lei invece trasformava abilmente quei momenti in giochiamo all'Inglese. Ricordo la sua cameretta piena di libri e dizionari, e lei che seduta alla scrivania mi diceva "ora prova a pronunciare that", mostrandomi esattamente il movimento della lingua tra i denti per produrre il famigerato suono th.
Ai miei genitori devo la passione per i viaggi e la perseveranza con la quale hanno provato a imparare l'Inglese per tutta la loro vita. Senza mai riuscirci, ma senza mai scoraggiarsi. A loro vorrei dedicare un intero corso, vorrei averli tra i miei studenti ora che potrei aiutarli. Magari leggendo questo post si convinceranno che questa è la volta buona.
Inutile dire che gli eventi che si sono susseguiti nella mia vita da adulta hanno influito fortemente sul risultato finale, ma se non avessi avuto queste persone chiave nella mia vita, probabilmente quegli eventi successivi non avrebbero avuto alcun impatto sulle mie scelte, e oggi mi ritroverei a fare un lavoro che non amo.
Se hai a cuore il futuro di tuo figlio, se vuoi trasmettergli le tue passioni, circondalo di persone appassionate. Quando ero piccola, nessuno mi ha detto "studia l'Inglese perché da grande ti servirà". Un bambino non è così lungimirante da comprendere il concetto di futuro. Un bambino fa le cose che ama fare. Fai innamorare tuo figlio dell'Inglese.
La mia, nostra, Piccola Grande Paoletta ; come padre e come genitori sottoscriviamo firmando la sua confessione di Capodanno. Tutto vero !
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